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La parola coraggio nasconde dietro di sé mille sfaccettature: una scelta, un percorso, la storia di un’intera vita. Il coraggio a cui mi riferisco è quello dell’imprenditore palmese Gaetano Saffioti, il quale ha deciso di fare una scelta importante: denunciare i suoi estorsori.

Sabato 22 Novembre, presso la Chiesa del SS.mo Crocifisso di Palmi, il Sig. Saffioti ha incontrato il settore giovani e adulti dell’Azione Cattolica “San Giovanni Bosco” della Parrocchia Maria SS.ma del Soccorso di Palmi, per raccontare la sua storia a più di cinquanta partecipanti che, per circa due ore lo hanno ascoltato con particolare interesse, attratti da una tematica delicata e di cui forse si parla troppo poco.

Sin da bambino il Sig. Saffioti ha avuto i primi problemi con la ‘ndrangheta anche se in modo indiretto cioè come riflesso di determinati comportamenti dei genitori ai quali l’innocenza e l’inconsapevolezza dell’età non permettevano di dare una spiegazione e che solo in futuro avrebbe capito. Lo scontro vero e proprio con questa triste realtà il Sig. Saffioti lo ha quando decide di avviare una propria attività relativa all’edilizia, che “propria”, però, rimane solo per poco. L’intervento della ‘ndrangheta, infatti, non si limita soltanto alla richiesta del “pizzo” ma controlla indirettamente l’impresa stabilendo chi assumere, a quali gare d’appalto partecipare e dove poter lavorare. A questa situazione si pone fine tredici anni fa, quando il Sig. Saffioti decide di denunciare lo strapotere ‘ndranghetista. Da quel momento in poi la sua vita e quella della sua famiglia cambiano radicalmente: vivono sotto scorta, molti di coloro che consideravano amici gli hanno voltato le spalle e, considerando le ripercussioni che tale scelta ha avuto sulla sua impresa, buona parte dell’attività lavorativa viene svolta nel nord Italia ed all’estero.

Numerosissime sono state le domande che i giovani e gli adulti presenti hanno posto al loro ospite, riguardanti principalmente il come è maturata la decisione della denuncia, quali effetti ha avuto e le prospettive future della nostra terra. Il Sig. Saffioti ha sottolineato come diversi fattori hanno portato a tale scelta, soprattutto i valori trasmessi dai suoi genitori: l’onesta, la dignità, il rispetto. Da questo la consapevolezza della necessità di fare la “cosa giusta”, il desiderio di dare a suo figlio la possibilità di vivere in una società migliore, l’essere per lui un esempio da seguire e di cui andare fieri. In una prospettiva futura è stata posta l’attenzione sull’esigenza di un cambio di mentalità a livello generale, una mentalità retrograda che molto spesso porta a cercare vie alternative per risolvere questioni anche poco rilevanti piuttosto che rivolgersi alle istituzioni.

A conclusione dell’incontro resta l’esempio di un uomo coraggioso che però non ama definirsi tale ma, semplicemente, una persona che ha deciso di fare una scelta consapevole senza cercare, a suo dire, alibi nella paura e nella mancanza dello Stato, pur sottolineando la sua colpevole scarsa presenza. Vorrei concludere l’articolo con una frase del Sig. Saffioti che mi ha particolarmente colpito: ”anche se vivo sotto scorta mi sento un uomo libero e, quando morirò, morirò da uomo libero!”.

Teresa Lisciotto